Alessandro

Alessandro ha 39 anni, convive ed ha un figlio di 3 anni e mezzo. Nel 2014 ha scoperto che sua madre era affetta da un tumore al polmone. In questo contributo condivide le sue esperienze e il suo punto di vista dopo aver scoperto la malattia della madre. Scopri con noi la storia di Alessandro.

Queste sono le esperienze, le opinioni e i punti di vista personali delle persone che ti presentiamo in queste storie. Poiché la tua situazione potrebbe essere diversa, potresti non riconoscertici.

Ecco ciò che Alessandro ha condiviso con noi: Il percorso di Alessandro con la malattia del suo caro Emozioni Amici e Famiglia Salute e Fitness Dieta e Alimentazione Lavoro L’opinione di Alessandro sulla malattia del suo caro

IL PERCORSO DI ALESSANDRO CON LA MALATTIA DELLA MADRE

Sono Alessandro ho 38 anni, convivo ed ho un figlio di 3 anni e mezzo. Ho la fortuna di avere ancora entrambi i genitori e vi parlerò proprio della malattia di mia madre. Lei è sempre stata una persona solare, estroversa, con tanta voglia di vivere. Poi è andata in pensione e, dopo una vita lavorativa, si stava rilassando. Cosa è successo? Che non stava bene, continuava a tossire. Poi le hanno fatto una TAC e le hanno diagnosticato questa malattia.

Mia madre si è recata inizialmente da un medico di famiglia che le ha fatto fare una TAC e gli esami del sangue. Ha ritirato i referti dopodiché è andata dall’oncologo, scelto grazie ad un amico del medico di base.

EMOZIONI

In un modo o nell’altro si deve accettare: prima lo si accetta, meglio è.

Mi immedesimo molto negli altri e penso che l’aspetto psicologico in una malattia del genere sia importante, molto importante. L’accettazione della malattia secondo me è fondamentale. Lei è stata aiutata ma il tempo è stato essenziale dal mio punto di vista.

A volte mi faccio la domanda “se non ci fosse stato mio padre cosa sarebbe successo?”

AMICI E FAMIGLIA

Ero in una fase transitoria della mia vita, quindi, hanno preferito non avvisarmi subito. Mio padre mi ha detto “ti devo parlare” ed ho capito immediatamente che c’era qualcosa che non andava.

Ho impiegato un po’ di tempo per immagazzinare la notizia; inizialmente è davvero difficile: è di tua madre che si sta parlando. Io sono figlio unico, c’è sempre stato un rapporto madre-figlio molto forte tra noi: è un tipo di legame che nessuno potrà mai spezzare, lo vedo con mio figlio e la mia compagna. Ho avuto la fortuna che mio padre mi sia stato molto vicino. È forte. Quando ci sono queste grandi problematiche esser forte davanti al paziente è più difficile perché continui a pensare: se mollo io, la barca affonda.

Spesso in ospedale mio padre si ritrovava a passare del tempo con altre persone che erano lì per accompagnare i loro cari. Nel suo gruppo, erano quattro mariti; si riunivano e parlavano del momento che stavano vivendo, si parlava della vita reale, di ciò che veramente implicava quella situazione.

Avevano anche creato un gruppo su WhatsApp, creava conforto!

SALUTE E FITNESS

Prima era una fumatrice ma dopo, questo è logico, ha smesso di fumare. In questi casi ci sono i sensi di colpa perché una persona pensa “se non avessi fumato…” e ci si chiede se le cose sarebbero andate diversamente.

DIETA E ALIMENTAZIONE

Le abitudini alimentari sono cambiate: mangia molta più frutta e verdura, le è stato suggerito dall’oncologo che ha aggiunto: “Fumo zero!”. È importante evitare anche ambienti in cui si respira fumo passivo. Lo stile di vita è cambiato. In questo siamo stati seguiti dal medico di famiglia e da un altro specialista.

Fumo zero!

LAVORO

Mio padre è riuscito ad andare in pensione per stare vicino a lei. Con il riscatto degli anni di università è riuscito a lasciare il lavoro in anticipo per essere più libero di darle supporto. Si è fatto un discorso morale e tecnico.

OPINIONE DI ALESSANDRO

Quello che mi avrebbe fatto piacere sarebbe stato avere un supporto psicologico più approfondito per mia madre: non c’era una psicologa che le spiegasse realmente la situazione. Dopo sono stati organizzati degli incontri con degli specialisti ma inizialmente non c’è stato un percorso diretto. Secondo me deve essere una cosa automatica. Qualcuno che ti spieghi che ci sono delle persone formate per aiutarti in questi momenti. La famiglia ti supporta ma non sempre riesce a sopperire a tutto e per tutto.

Innanzitutto un aiuto informativo. Che è la cosa principale. Vuol dire che al figlio della persona a cui hanno diagnosticato questo male venga fatto capire realmente quello che è successo. Se si guardano altri paesi, come i paesi scandinavi, è una prassi. Sarebbe più semplice.

A me piacerebbe fare anche dei colloqui di gruppo. Ripenso al gruppo di mariti del quale ha fatto parte mio padre: immaginando che anche gli altri avessero dei figli della mia stessa età, sarebbe stato molto efficace dal mio punto di vista proporci un momento per discutere la situazione insieme. So che tu lo stai facendo in quel momento: è molto più importante.

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