Il mondo dell’alimentazione è ampio e in continua evoluzione. Non sempre è facile districarsi tra consigli, ricette insolite e ingredienti misteriosi che promettono di migliorare la tua salute. Qui hai la possibilità di scoprire le risposte ai quesiti più richiesti in materia di nutrizione e salute.
A cura della dottoressa Patrizia Gnagnarella.

DOTTORESSA PATRIZIA GNAGNARELLA

Dietista di ricerca, PhD, Staff Scientist dell’Istituto Europeo di Oncologia, Milano.
La Dottoressa Gnagnarella vanta oltre 20 anni di esperienza nel campo della nutrizione umana. Attualmente si occupa di mettere a punto studi scientifici
sul rapporto tra alimentazione e malattie oncologiche.
È a capo del progetto della Banca Dati di composizione degli alimenti per studi epidemiologici e ha all’attivo svariate pubblicazioni scientifiche sul tema della nutrizione. Docente a contratto in alcune università italiane.

Quale tipo di alimentazione seguire in corso di trattamenti antitumorali?

Durante le terapie oncologiche l’obiettivo dell’alimentazione è mantenere un buono stato di nutrizione perché questo può influenzare la capacità dell’organismo di rispondere alle cure. L’alimentazione dovrebbe essere varia e bilanciata al fine di soddisfare i fabbisogni di energia, di macro e di micronutrienti. Non è necessario escludere totalmente alcuni alimenti dalla dieta, a meno che non ci siano allergie o problematiche specifiche. Se invece non si ha appetito, non si mangia abbastanza e si presentano difficoltà ad alimentarsi rispetto al fabbisogno, bisogna intervenire. La cosa migliore è chiedere al proprio specialista un aiuto e indicazioni specifiche all’eventuale utilizzo di integratori.

Perché è importante controllare il peso corporeo durante la patologia oncologica?

I malati oncologici, in particolare quelli affetti da tumori dell’apparato gastrointestinale e del polmone, o nel caso di tumori in fase avanzata, hanno spesso difficoltà ad alimentarsi in maniera adeguata. Il tumore provoca delle alterazioni metaboliche nell’organismo che portano a una riduzione dell’introito calorico, con perdita di peso corporeo e di massa muscolare. Questa situazione determina una ridotta tolleranza ai trattamenti oncologici, peggiorano la qualità di vita e aumentano purtroppo la mortalità. Importante quindi sarà tenere sotto controllo il peso corporeo e, in caso di una variazione importante rispetto ai valori normali, sia per difetto sia in eccesso, è bene segnalare il problema al proprio specialista.

In corso di patologia oncologica è consigliabile seguire delle diete ipocaloriche?

In corso di patologia oncologica non è saggio mettersi a dieta con l’intento di aiutare l’organismo ad affrontare al meglio le cure, anche se si è in sovrappeso. Anzi, dal punto di vista del miglioramento delle condizioni cliniche, una drastica riduzione dell’apporto calorico è dannosa perché può favorire lo sviluppo di un grave stato di malnutrizione, condizionando la capacità di affrontare al meglio le terapie oncologiche. Questo però non vuol dire che non si debba stare attenti all’alimentazione. Una dieta variata, bilanciata, ricca di prodotti di origine vegetale, che si ispira al modello alimentare mediterraneo, è l’opzione più raccomandata. Ultimo, e non meno importante, è mantenersi fisicamente attivi, camminando quotidianamente o svolgendo un’attività fisica strutturata con regolarità in base alle proprie capacità. L’attività fisica, infatti, regola alcuni meccanismi essenziali dell’organismo, come il metabolismo energetico e ormonale, l’infiammazione e il sistema immunitario. Quindi muoversi aiuta a restare in forma, a mantenere attivo l’apparato muscolo-scheletrico e circolatorio e a perdere peso.

Cosa mangiare quando si è ricevuta una diagnosi di tumore?

Non esistono alimenti che possono o non possono essere consumati dopo una diagnosi di tumore. L’importante è seguire un’alimentazione che sia adeguata per mantenere un buono stato di nutrizione. In assenza di importante perdita di peso o di effetti collaterali delle cure, si può seguire un’alimentazione variata ispirata al modello mediterraneo. Ogni giorno si consiglia di inserire nel programma alimentare i prodotti di origine vegetale per raggiungere almeno cinque porzioni di frutta e verdura; inoltre, alternare il consumo di prodotti proteici preferendo carni bianche, pesce, uova, formaggi magri e freschi o legumi, limitando il consumo di carni rosse, salumi, affettati; utilizzare l’olio d’oliva come condimento (ricco di grassi monoinsaturri e antiossidanti), limitando il consumo di altri tipi di condimenti (per es. burro, margarine, salse e panna); consumare quotidianamente cereali, meglio se integrali, che costituiscono una fonte di carboidrati complessi e di fibra; limitare il consumo di dolciumi, prodotti conservati, snack salati, bevande alcoliche e bevande analcoliche zuccherate.

Il paziente oncologico può seguire una dieta chetogenica?

La dieta chetogenica è un approccio dietetico basato su una restrizione importante dell’apporto giornaliero dei carboidrati nella dieta, sostituiti con grassi, mantenendo, o leggermente aumentando, l’apporto di proteine. Si tratta di un approccio dietetico non nuovissimo, perché applicato già in passato nella gestione dei casi di epilessia. L’applicazione in ambito oncologico è invece più recente. L’ipotesi alla base di questo approccio è la maggiore vulnerabilità delle cellule cancerose ai trattamenti, in particolare radioterapia e chemioterapia, in assenza di carboidrati/zuccheri provenienti dalla dieta. In realtà questa ipotesi non è del tutto dimostrata, in quanto le cellule cancerose utilizzano anche altre fonti di energia per moltiplicarsi. Recenti pubblicazioni scientifiche riportano dei risultati interessanti, ma l’efficacia non è stata ancora completamente verificata. Il problema della dieta chetogenica, e di altre forme di digiuno, dipende dal fatto di essere approcci estremi, difficili da seguire, che richiedono l’utilizzo di prodotti preconfezionati, integratori e il monitoraggio da parte di personale esperto. Idealmente, per i pazienti oncologici, l’approccio migliore sarebbe quello di essere arruolati in specifici studi clinici, all’interno dei quali si è seguiti e monitorati con attenzione. La preoccupazione maggiore di questo tipo di approcci, se non correttamente supervisionati da personale esperto, è che possano mettere a rischio lo stato di nutrizione, peggiorando il quadro clinico. Il consiglio è comunque di affidarsi a centri oncologici che assicurano una supervisione clinico-nutrizionale completa e di basarsi sui risultati della letteratura scientifica per conoscere la reale efficacia di questo tipo di approcci in ambito oncologico

Il paziente oncologico può seguire il digiuno o le diete mima-digiuno?

Negli ultimi anni sono state svolte delle indagini volte a valutare l’efficacia del digiuno e della dieta mima-digiuno in ambito oncologico, con l’obiettivo di valutare l’impatto di questo approccio nel contenere gli effetti collaterali della chemioterapia. Il digiuno non è altro che un periodo variabile (da ore a giorni) di restrizione dietetica, con l’intento di creare un periodo di tempo di non consumo di alimenti, o di consumo di alimenti a bassissimo apporto calorico, al fine di incidere sul bilancio calorico complessivo e sul metabolismo ormonale della persona. In realtà, l’efficacia di questi approcci non è ancora stata valutata. Come nel caso della dieta chetogenica, questi approcci estremi, se non ben controllati e supervisionati da personale esperto, possono mettere a rischio di malnutrizione il paziente oncologico. Il consiglio è affidarsi a centri oncologici che assicurano una supervisione clinico-nutrizionale completa e di basarsi sui risultati della letteratura scientifica per conoscere la reale efficacia di questo tipo di approcci in ambito oncologico.

Cosa sono i supplementi nutrizionali?

I supplementi nutrizionali orali sono prodotti commerciali disponibili sotto forma di bevande già pronte che servono a integrare la dieta ogni qualvolta il paziente oncologico non riesca ad alimentarsi a sufficienza e coprire i fabbisogni nutrizionali, a causa del tumore o degli effetti collaterali della terapia. Possono essere al sapore di latte, cacao, frutta con un contenuto variabile di carboidrati, proteine, lipidi e calorie. Dovrebbero essere consumati lentamente, a piccoli sorsi, nell’arco di 60-120 minuti, al fine di evitare senso di gonfiore gastrico e addominale. È preferibile assumerli lontano dai pasti per integrare l’alimentazione naturale. Il loro utilizzo deve essere sempre concordato con lo specialista di riferimento perché alcuni componenti potrebbero interferire con la terapia somministrata o potenziarne gli effetti indesiderati.

A cosa serve lo screening nutrizionale?

Lo screening nutrizionale è una procedura semplice ed efficace che viene effettuata in ambito sanitario e si basa sulla somministrazione di brevi questionari, sulla rilevazione del peso e sulla valutazione della presenza di malattie concomitanti. Ha lo scopo di identificare rapidamente gli individui a rischio di malnutrizione ed eventualmente indirizzarli subito alla successiva valutazione da parte dello specialista.

Perché è importante fare la valutazione dello stato di nutrizione?

Lo stato di nutrizione consente di identificare i pazienti con problemi nutrizionali. In ambito oncologico è un importante predittore della risposta ai trattamenti antitumorali da parte dell’organismo. La sua valutazione è fondamentale e consiste in una procedura articolata al fine di raccogliere i dati relativi alla storia clinica, inclusi l’esame obiettivo del paziente, la composizione corporea, il peso con il suo andamento nel tempo, gli esami di laboratorio e funzionali. La valutazione dello stato di nutrizione è quindi di fondamentale per l’elaborazione del piano nutrizionale personalizzato.

Perché è importante essere fisicamente attivi?

L’attività fisica è uno degli elementi essenziali per stare in salute. Svolgere attività fisica regolarmente è considerato uno dei comportamenti più efficaci per prevenire l’insorgenza di numerose malattie croniche (patologie cardiache, ictus, diabete, malattie polmonari o ossee) ma anche di diverse forme di tumore. L’obiettivo è ridurre le attività sedentarie e inserire giornalmente dell’attività fisica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di svolgere almeno dai 150 ai 300 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata a settimana, oppure almeno 75-150 minuti di attività fisica aerobica intensa, da suddividere in più sessioni nell’arco della settimana, oppure di svolgere attività intensa alcuni giorni a settimana.

È possibile svolgere dell’attività fisica durante le terapie oncologiche?

Assolutamente sì, è possibile svolgere dell’attività fisica in funzione della condizione di salute e alle proprie capacità. Numerosi studi clinici hanno dimostrato l’efficacia dell’esercizio fisico, sia aerobico sia di forza per il rafforzamento muscolare, nel percorso terapeutico del paziente oncologico anche ai fini di ridurre l’intensità e il numero degli effetti collaterali. Per tale motivo, è consigliabile svolgere dell’attività fisica, sia durante sia dopo i trattamenti terapeutici, perché induce un significativo miglioramento della qualità di vita e del benessere generale. Per identificare il livello di attività fisica più adatta allo stato di salute e alle proprie condizioni è bene far riferimento al proprio specialista.